Origini oscure

La vera genesi del rito della taranta rimane ancora sconosciuta. Le prime testimonianze risalgono al Medioevo, mentre i primi riferimenti ad un vero e proprio “esorcismo musicale” si hanno intorno al 1300, dove in alcuni trattati medici si attribuiva ad un tipo di musica l’antidoto al veleno della tarantola.

tarantismo

San Paolo, raffigurato insieme ad un ragno, è ritenuto il protettore di coloro che sono stati “pizzicati” da un animale velenoso, capace di guarire per effetto della sua grazia: un’associazione non casuale, in quanto all’interno degli Atti degli Apostoli si narra come il santo riuscì a sopravvivere al veleno di un serpente nell’isola di Malta.

A partire dal 1600 il tarantismo venne associato ai disturbi mentali, spesso assimilato all’epilessia o all’isteria. Celebre l’affermazione del medico Francesco Serao, secondo il quale “la causa del tarantismo non è da ricercarsi nella tarantola ma nei pugliesi”.

Un esorcismo musicale

L’analisi più importante sul tarantismo venne realizzata da Ernesto de Martino, illustre antropologo e storico delle religioni. Insieme al suo gruppo di ricercatori, lo studioso fu il primo a osservare il fenomeno sul campo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, arrivando a definire il tarantismo “un esorcismo musicale coreutico-cromatico”.

In base a queste ricerche, De Martino evidenziò come il fenomeno fosse ascrivibile in una particolare zona geografica (il Salento), ad uno specifico periodo temporale (la stagione estiva), e colpisse principalmente le donne, mentre i condizionamenti familiari erano spesso causa delle crisi.

rito del tarantismo

Come spiega la studiosa Patrizia Lungonelli , “Il primo morso ipotetico avveniva in genere tra gli inizi della pubertà e la fine dell’età evolutiva, una epoca complessa e difficile per lo sviluppo psicologico dell’individuo e si ripresentava ad ogni stagione estiva, dimostrando il carattere simbolico del tarantismo”.

Il morso del ragno, quindi, diviene il simbolo di una frustrazione psichica ed espressione di una condizione pressante di tipo economico, sociale o sessuale. Una chiave interpretativa di tipo antropologico, in grado di cogliere nella cura terapeutica della musica uno schema, tramandato nei secoli, di soluzione delle crisi che non avevano niente a che fare con l’avvelenamento reale del ragno.

Dal tarantismo alla taranta

Attraverso la danza della pizzica, si cerca di imitare il comportamento dell’avvelenato. I suonatori diventavano così esorcisti: dal loro intervento, infatti, dipendeva il successo del rito e quindi della guarigione.

rito taranta

Il rito terapeutico, continua Lungonelli, “si svolgeva nell’abitazione dei tarantolati, nei vicoli ciechi dei paesi o nelle aie delle case rurali, i “pizzicati” entravano in uno stato di incoscienza e ballavano per ore ed ore”.

La pizzica, ancora oggi, è eseguita da una piccolo insieme di strumenti, dal tamburello alla chitarra: una sorta di medicina musicale, capace di liberare l’energia e alleggerire le oppressioni della vita.