Incentrato su un’epidemia zombi scatenata da un particolare social network, Antisocial e il suo sequel Antisocial 2 – entrambi diretti dal canadese Cody Calahan – approdano in dvd e blu-ray in un unico cofanetto a due dischi grazie a Koch Media, all’interno della collana Midnight Factory (stessa operazione fatta per Contracted Phase I di Eric England e Contracted Phase II di Josh Forbes, riguardanti un ripugnante morbo contratto sessualmente e che riduce a simil-morti viventi).

Come possiamo immaginare, però, non è la prima volta che la Settima arte si occupa di spaventosi contagi.

Loro sono leggenda

Rimanendo nell’ambito del ricco catalogo Midnight Factory, citiamo a tal proposito Viral di Henry Joost e Ariel Schulman.

Sfornato nel 2016 dall’attivissima Blumhouse del Re Mida dell’horror Jason Blum, presenta uno spaventoso parassita vermiforme (in pieno stile David Cronenberg anni Settanta) che fa un repellente nido nelle nuche degli esseri umani e li trasforma in individui aggressivi.

Ma, procedendo con ordine, uno dei primi esempi del filone va sicuramente individuato ne L’ultimo uomo della Terra di Ubaldo Ragona (e Sidney Salkow non accreditato nell’edizione italiana), tratto nel 1966 dal romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda che, edito anche come I vampiri, ha generato, inoltre, l’omonimo lungometraggio interpretato da Will Smith nel 2007 sotto la regia di Francis Lawrence e, prima ancora, 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra di Boris Sagal, che vide protagonista nel 1971 Charlton Heston.

Con un plot analogo a quello di questi ultimi due titoli, il capolavoro in bianco e nero di Ragona pone Vincent Price nei panni di un dottore che, unico sopravvissuto a un virus che ha trasformato i terrestri in creature assetate di sangue, lotta per la sopravvivenza cercando, al contempo, un rimedio alla malattia.

Incubi sulle città contaminate

Una pellicola, L’ultimo uomo della Terra, che non ha potuto fare a meno di influenzare tutto il successivo filone dei cosiddetti living dead di George A. Romero, a cominciare da La notte dei morti viventi.

Il George A. Romero che, oltre ai suoi mitici zombie movie, però si è in parte staccato dal filone, nel 1973, grazie a La città verrà distrutta all’alba, trentasette anni più tardi oggetto di un remake di Breck Eisner e improntato sulla incurabile follia omicida scatenata negli abitanti di Evans City dall’arma batteriologica Trixie, diffusasi in seguito alla caduta dell’aereo militare che la trasportava.

Un modello a cui ha sicuramente guardato Umberto Lenzi nel 1981, quando introdusse i suoi infetti assassini attraverso Incubo sulla città contaminata, che sembra essere – insieme al citato film ragoniano – uno dei precursori di 28 giorni dopo di Danny Boyle e 28 settimane dopo di Juan Carlos Fresnadillo, rispettivamente datati 2002 e 2007.

Perché, fino all’altamente spettacolare World War Z di Marc Forster, che nel 2013 ha posto Brad Pitt contro una colossale zombie invasion, bisogna riconoscere che buona parte del cinema dei morti viventi non ha proposto cadaveri resuscitati, bensì comuni mortali in preda ad infezioni destinate a renderli pericolosi e affamati di carne umana.

Un po’ come avvenuto anche nel 2002 in Resident evil di Paul W.S. Anderson, che, tratto dall’omonimo videogioco e claustrofobicamente ambientato in una base sotterranea della Umbrella Corporation, ha generato un vero e proprio franchise.

Virus letali

Tornando velocemente al passato, però, non solo merita la citazione Cassandra crossing, diretto nel 1976 da George Pan Cosmatos e che, con un ricco cast comprendente Sophia Loren e Richard Harris, si svolge a bordo di un treno i cui passeggeri sono stati contagiati da un 

terrorista esposto a un nuovo virus, ma non bisogna dimenticare L’ombra dello scorpione, mini-serie televisiva in quattro puntate derivata dal romanzo di Stephen King: concepita nel 1994 da Mick Garris, prende il via da una cittadina del Maine colpita da una sorta di potente influenza creata in laboratorio.

Soltanto un anno prima che arrivassero sui grandi schermi L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam e Virus letale di Wolfgang Petersen: il primo con un Bruce Willis detenuto che viene inviato dal 2035 indietro nel tempo per trovare un antidoto alla malattia che ha decimato la popolazione, ormai costretta a vivere nel sottosuolo; il secondo con Dustin Hoffman colonnello e ricercatore medico dell’esercito impegnato a lanciare l’allarme nei confronti di qualcosa di simile all’ebola (ma più potente) che sta arrivando dall’Africa.

E, spostandoci al terzo millennio, gli esempi sono decisamente innumerevoli, dall’arcinoto Contagion di Steven Soderbergh, datato 2011 e con il virus MEV-1 che porta alla morte colpendo inizialmente polmoni e sistema nervoso, ad altri meno conosciuti come Carriers – Contagio letale, firmato due anni prima da Alex e David Pastor e in cui Chris Pine, Piper Perabo, Lou Taylor Pucci ed Emily VanCamp sono in fuga in automobile alla ricerca di un rifugio incontaminato per sfuggire a ciò che ha decimato la popolazione.

I giorni del giudizio

Altro titolo poco conosciuto è The Gerber syndrome: Il contagio di Maxi Dejoie, POV del 2011 che propone un’infezione simile all’influenza e all’AIDS e capace di trasformare le persone in simil-zombi.

Mentre, se nel 2002 Eli Roth – futuro autore dei primi due Hostel – ha debuttato dietro la macchina da presa raccontando in Cabin fever, la terribile avventura di una combriccola di giovani alle prese con piaghe che compaiono sui loro corpi in uno chalet tra i boschi, nel 2008 M. Night Shyamalan ha introdotto in E venne il giorno una terribile neurotossina prodotta dalle piante e in grado di rendere pazza la gente (il punto di riferimento è, chiaramente, La città verra distrutta all’alba).

Ma il 2008 sembra essere stato un anno particolarmente ricco per quanto riguarda questa tipologia di esempi cinematografici; perché, oltre al futuristico Doomsday – Il giorno del giudizio di Neil Marshall, dichiaratamente guardante a 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra e 1997: Fuga da New York e ambientato in una Gran Bretagna colpita da un virus e, di conseguenza, divisa dalla Scozia grazie alla costruzione di un muro, ha visto l’uscita di Blindness – Cecità di Fernando Meirelles e Pontypool di Bruce McDonald.

Interpretato da Mark Ruffalo e Julianne Moore, il primo immagina che, improvvisamente, tutti comincino a diventare non vedenti, mentre il secondo, in maniera geniale, ipotizza che i sanguinosi episodi di violenza che si verificano al di fuori di una stazione radiofonica siano dovuti ad un virus portatore di aggressività che si trasmette attraverso la parola.